L’ACQUA non solo come elemento che facilita il movimento di muscoli e articolazioni, ma come VEICOLO DI COMUNICAZIONE.
L’acqua porta con sé una ricchezza naturale. L’esperienza che si può fare immersi nell’acqua é un’esperienza di tipo “globale” sollecitando non solo la sfera psicologica, ma anche quella sensoriale, motoria, cognitiva, sociale. Questa ricchezza di elementi rende l’ambiente acquatico particolarmente favorevole allo svolgimento di attività ludiche e riabilitative anche con bambini disabili che si trovano a vivere così una dimensione di libertà.
L’ambiente acquatico è sicuramente molto indicato nello svolgimento di un’attività motoria in varie tipologie di disabilità, varie tipologie di disabilità, sia quando quest’attività è effettuata ai fini di un generico mantenimento delle funzioni motorie, ovvero prevalentemente nel recupero e condizionamento dell’apparato locomotore e cardiovascolare, sia quando é intesa come completamento e supporto a fini espressamente terapeutici.
In caso di PARAPLEGIA, oltre ai benefici fisiologici, l’acqua offre a queste persone la possibilità di movimento, permettendo loro di acquistare autonomia.
Per coloro che sono affetti da distrofia muscolare, ma anche da atrofia muscolare, il sostegno dell’acqua permette maggiori possibilità di movimento.
In acqua il canale che prevale maggiormente è la comunicazione non verbale, per questo, la condizione acquatica risulta essere molto adatta anche per i NON UDENTI o con disturbi generalizzati dello sviluppo (AUTISMO).
Con questi soggetti, l’acqua facilita il mantenimento dell’attenzione condivisa e congiunta, offre intense stimolazioni sensoriali; facilita la gestione degli aspetti emotivi offrendo contenimento emotivo; facilita la gestione dei disturbi comportamentali (aggressività, stereotipie); aumenta il contatto oculare; favorisce l’integrazione sociale; stimola il desiderio di esplorazione; promuove l’accrescimento dell’autostima, quando viene conquistata l’autonomia di movimento in acqua; stimola le capacità di coordinamento motorio.
La paura o la gioia di stare in acqua che il bambino sperimenta, vengono usati come “attivatori emozionali e relazionali”, capaci di avviare una primordiale richiesta di sostegno e di accudimento. Il gioco viene utilizzato come strumento per promuovere la relazione e migliorare la gestione delle emozioni.
Obiettivi:
- Potenziamento e valorizzazione del complesso di energie latenti in ogni individuo.
- Facilitare l’esplorazione, la conoscenza e la sperimentazione di nuove sensazioni di gioco, di gratificazione, di relazione e di sicurezza
- Stimolare l’autonomia personale del bambino come: vestirsi, spogliarsi, mangiare e gestire gli sfinteri.
- Aiutare la presa di coscienza dello schema corporeo; in acqua viene richiesto una coordinazione globale del corpo nel suo insieme, il controllo del capo, del respiro, dell’equilibrio e della postura (variazioni di assetto) in una nuova strutturazione spazio-temporale.
- Favorire l’educazione al rilassamento globale e segmentario, facilitando il controllo dell’ansia e delle proprie emozioni.
L’acqua offre migliori opportunità ai bambini con disabilità rispetto a qualsiasi altro ambiente in quanto per le sue caratteristiche fisiche:
- Riduce la forza di gravità.
- Permette una maggior ampiezza di movimenti a livello articolare
- A determinate temperature (28°-32°) riduce il dolore
- L’ambiente in acque confinate è meno stressante di una palestra.
Le innumerevoli opportunità offerte e le innegabili valenze riabilitative giustificano l’inserimento dell’elemento acqua nell’iter riabilitativo come supporto terapeutico di eccellenza dei piccoli pazienti.
Obiettivo finale del nostro lavoro in acqua è rendere ciascuno più indipendente e autonomo di muoversi ed agire nel nuovo ambiente per farlo diventare da paziente ad utente della piscina o del mare. Lo scopo non è dunque solo il recupero di eventuali funzioni motorie carenti, ma in senso più generale, il reinserimento del paziente in un normale contesto di vita sociale, fatto di scuola, di relazioni sociali, di sport e di attività ricreative
Il metodo:
- la presa in consegna del paziente sin dal suo ingresso in acqua,
- il suo trasporto in acqua mediante opportune prese di assistenza e infine il trattamento mediante protocolli specifici per ogni patologia sia ortopedica, neurologica o traumatologica.
- Valutare le condizioni attuali del paziente (nell’ottica futura del lavoro in acqua) e le sue residue potenzialità ed autonomie, collegando la valutazione funzionale, con tutti quei “vantaggi” di natura fisico-chimica che l’acqua offre.
- Applicare le leggi fisiche dell’acqua al corpo umano immerso, variando il baricentro e/o la spinta idrostatica anche con l’utilizzo di opportuni ausili
- (ciambelle, tavolette, fasce di neoprene, ecc.) e migliorando di conseguenza l’assetto del paziente tenendo in considerazione la sua patologia.
- Valutare l’aquaticità e la galleggiabilità del paziente.
Incontri:
Percorsi singoli o in piccolo gruppo articolati in 10 incontri da 1h e 30 minuti ciascuno.
Operatori:
Gli incontri sono svolti alla presenza costante e continua di uno psicologo, un professionista subacquo, eccc,,,,