L’Isola che non c’è, una storia antica quella della Ferdinandea che ha portato tanti subacquei nel bel mezzo del canale di Sicilia per scoprirla.
L’Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come Banco Graham, ovvero una vasta piattaforma rocciosa, a circa 9 metri dalla superficie marina nelle limpide acque del Canale di Sicilia tra Sciacca e l’isola di Pantelleria, le sue origini della formazione risalgono alla fine del mese di giugno del 1831 quando quel tratto di mare fu sconvolto da forti scosse sismiche di forte intensità. Oggi è diventata un paradiso subacqueo, ricco di colori e vita sottomarina particolare ed unica nel suo genere paradiso dei Sargassi (alghe brune) che formano delle vere praterie sommerse. Costituisce uno dei coni del vulcano sommerso Empedocle che, eruttando, nel 1831, vide l’isola ampliarsi di 4 km2 e sino a 65 m. di altezza. Tuttavia, essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, facilmente erodibile dall’azione delle onde, che la erosero in meno di 6 mesi dalla sua apparizione.
Le immersioni a Ferdinandea
Oggi il banco Graham è una delle più interessanti immersioni del Mediterraneo. Adatta principalmente ai subacquei più esperti per una costante presenza di correnti, il banco offre delle meraviglie subacquee sicuramente streganti. Potersi immergere sul Vulcano sommerso è una occasione da non perdere, un pinnacolo che offre una notevole biodiversità dalle specie pelagiche a quelle bentoniche. Appena scesi in acqua si vede subito il cappello del pinnacolo con un vasto pianoro a circa 8/9 metri dalla superficie avvolto da boghe e castagnole che vi girano intorno. Ai bordi del piano le pareti ricche di anemoni gioiello degradano verso massi dove iniziano le praterie di sargassi, lungo le quali tra anfratti e tane possiamo scorgere dotti e cerniotte. Spesso attorno alla piana si scorgono Torpedini e nel blu i banchi di Barracuda e Palamiti in caccia.
Con un po’ di fortuna ci si può trovare al cospetto di Mobule, Dentici, Ricciole, Delfini, Tartarughe, Squali Volpe e Verdesche si ritrovano spesso a condividere il convivio sul banco, ma incontrarli è comunque abbastanza raro. Scendendo lungo i massoni tra i 25 ed i 30 metri si arriva all’interno del cono vulcanico vera distesa di sabbia nera un paradiso per chi ama fotografare, per i suoi infiniti pinnacoli di roccia nera ricche di spugne colorate che offre ai fotografi uno scenario quasi lunare. Nel corso dell’immersione lo sguardo si perde tra continue meraviglie: stelle marine di vario genere, nudibranchi multicolori, cerianthus, distese di anemoni, aragoste, murene e tanti altri gioielli del mare che offrono uno spettacolo unico nel suo genere.
La storia dell’isola scomparsa
Giulia, Julia, Corrao, Hotham, Graham, Ferdinandea sono solo alcuni dei nomi dati ad un’isola che oggi non c’è più. L‘isola Ferdinandea è nata lì, nel bel mezzo del Mediterraneo, a 26 miglia delle coste di Sciacca.
Da Sciacca videro lapilli e lava all’orizzonte
I cittadini Saccensi dal Monte Kronio raccontarono di aver visto sollevarsi in mezzo al mare colonne di fumo verso l’orizzonte. I pescatori della marineria di Sciacca raccontarono di aver osservato nei giorni successivi al terremoto una moria di pesci proprio nel tratto di mare dove le acque “ribollivano”. A darne notizia il Capitano Trafiletti della nave “Gustavo” che il 7 di luglio del 1831 riferì di avere avvistato una nuova formazione rocciosa in superficie che sputava lapilli e lava. Nella notte tra il 10 e l’11 di luglio dopo un’altra forte scossa il vulcano smise di eruttare dando all’isolotto la sua circonferenza massima. Sul posto giunsero tanti studiosi dell’epoca, il primo di questi a raggiungere l’isola fu Karl Hoffman professore ordinario di geologia presso l’Università degli studi di Berlino, il quale si trovava in Sicilia per studi sulla conformazione del territorio Siciliano. Al contempo il Governo Borbonico inviò con una spedizione sull’isola, il fisico Domenico Scinà che si occupò di stilare un documento per relazionare della vicenda anche l’Imperatore. Ma a suscitare l’interesse di molti uomini di scienze fu il Prof. Carlo Gemmellaro, docente di storia naturale all’Università di Catania, con una relazione particolareggiata sulla conformazione dell’isola.
Le rivendicazioni
Insieme al Banco Terribile, l’isola Ferdinandea o Banco di Graham costituisce uno dei coni accessori di un grande vulcano sottomarino per certi aspetti molto simile all’Etna che prende il nome di Vulcano Empedocle. L’isola situata lungo la rotta di navigazione tra Sciacca e l’isola di Pantelleria oggi è nascosta dalle acque del Mar Mediterraneo che ne conservano i suoi tesori. Subito l’isola suscitò l’interesse anche del mondo politico, soprattutto di tutti quei paesi che nel Mediterraneo hanno sempre cercato punti strategici per gli approdi delle flotte. Il 24 di agosto dello stesso anno si recò sull’isola il capitano Jenhouse che reclamò il possesso dell’isola piantandovi una bandiera britannica e dandole il nome di GRAHAM. La casa Borbonica a capo del regno delle Due Sicilie manifestò il suo disappunto per la vicenda e subito inviò sull’isola una spedizione che vi piantò bandiera e prese possesso dell’isola soprannominandola Isola CORRAO. Il 26 di settembre il governo Francese inviò il brigantino “La Fleche” con a capo il comandante La Pierre. A bordo del brigantino vi si trovavano il geologo Prèvost e il pittore Edmond Joiville, che si occupò di riportare l’isola su tela. Nel mese di novembre il materiale campionato sull’isola arrivò in Francia e fu analizzato dalla Socièté Gèologique de France che stabilì che l’isola nel frattempo aveva subito diverse frane con delle vigorose erosioni sui fianchi. Ogni qualvolta quindi vi era un crollo di una parete veniva trascinata una quantità consistente di detrito sul fondale diminuendo la consistenza alla base dell’isola e pertanto l’isolotto si sarebbe potuto inabissare bruscamente. Anche i Francesi a questo punto pretesero l’isola Ferdinandea i quali la ribattezzarono IULIA proprio perché formatasi nel mese di luglio. Gli stessi posero sull’isola una targa con la scritta “I Sigg. Prèvost, ed Joinville, 27, 28 e 29 settembre 1831″ e la bandiera francese. Visto l’interesse suscitato in tutta Europa Ferdinando II rivendicò l’isola inviando sul posto la corvetta bombardiera Etna al comando di Corrao, il quale, prese anch’esso possesso dell’isola piantandovi una bandiera e nominando l’isola Ferdinandea in onore di Ferdinando II. Ma non finì qui, quando tutto sembrava essere nelle mani dei Borboni arrivò sul posto il capitano Jenhouse che difese l’isola dalla corvetta di Corrao. La questione fu rimessa così ai rispettivi governi.
In realtà la questione era un po’ complicata poiché Ferdinandea era un Insula in mari nata cioè emersa dal mare, e la prima persona che vi avrebbe messo piede avrebbe potuto rivendicarla, ma l’isola… era nata però in acque borboniche e la questione era sempre più ingarbugliata. Quasi a calmare la smania di possesso di Re ed Imperatori l’isola pian piano scomparì nel nulla, si inabissò in meno di 6 mesi. Il giorno 8 del mese di dicembre il Capitano Allotta del brigantino Achille ne confermò la sua sparizione.